Recensione di Liberi di non Comprare a cura di Alessandra Banfi

"Avrei da parlare di mille argomenti. E da mostrarti angolazioni diverse per ogni argomento. Ma questo non è un trattato, è un insieme di riflessioni per suggerire e ispirare. Per invitarti a pensare, ad arrabbiarti se sei o non sei d'accordo con me. Qualunque reazione è ben accetta. Ma reagisci." "Liberi di non comprare" di Raffaella Milandri, edito da Mauna Kea Edizioni, è un libro che si legge con facilità tanto è scorrevole e diretto. Non vi troverete giri di parole o argomentazioni elaborate, ma concetti semplici capaci di toccare la profondità di un tema molto dibattuto: il consumismo. Ogni pagina è davvero un invito alla riflessione. E non è così scontato avere il tempo (e la voglia) di prendersi una pausa per pensare… soprattutto quando si tratta di fare i conti con i nostri vissuti quotidiani, con il nostro modo di stare al mondo e con le nostre abitudini "economiche". Ciascuno di noi ha le proprie convinzioni in materia di acquisti e ciascuno di noi (almeno così credo) ha un suo concetto di "spreco" e di "superfluo" così come di "utile" e "necessario". Ecco, cercare di osservare le nostre convinzioni da angolazioni diverse, come suggerisce l'autrice, potrà confermare o smantellare i nostri princìpi, ma in ogni caso ci renderà più consapevoli delle nostre scelte (di qualsiasi scelte si tratti). In "Liberi di non comprare" c'è chi decide di dare un nuovo senso alla propria esistenza e al proprio dolore, come il senzatetto Jesus, e chi lotta ogni giorno per reclamare il diritto ad una vita dignitosa e libera dalle leggi del mercato e dell'economia, come avviene per tanti popoli indigeni (lontanissimi geograficamente tra loro, ma uniti dalla stessa volontà di salvaguardare la propria cultura e il legame con l'ambiente). E poi c'è tutto quello che il "consumismo" trascina con sé: sfruttamento delle risorse, inquinamento, disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza, povertà dilagante tra "fette" sempre più ampie di popolazione. "Quando mi hanno staccato la corrente, ho capito che non mi serviva più far finta di essere normale e di avere una casa - ormai pronta per essere pignorata - dove dormire. Ho raccolto tutto quello che era vendibile, dal tostapane alla cornice d'argento con la foto delle nozze, dal televisore di non so quanti pollici alla lampada ultratech, e l'ho portato al negozio dei pegni. Incredibile, ho fatto un bel gruzzoletto, quasi tremila dollari. Per qualche giorno sono stato uno dei senzatetto più ricchi di New York". C'è chi sceglie di vivere lungo un marciapiede (o ci si ritrova costretto) e c'è chi, al contrario, detiene ricchezze e beni tali da sembrare infiniti. Nel mezzo di questi estremi c'è una moltitudine di persone che può decidere cosa fare della propria vita e del futuro delle nuove generazioni. Una piccola scelta da parte del singolo può dare o togliere valore all'esistenza di altri uomini e allora si tratta di rivedere le nostre priorità, i nostri desideri, le nostre idee di libertà, e riconsiderare il rispetto che abbiamo per noi stessi, per gli altri e per la Terra sulla quale camminiamo. Non ci resta che decidere da quale parte stare.

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